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Il corpo che parla prima della mente



Il linguaggio silenzioso del corpo


Ci sono momenti in cui il corpo sembra parlare da solo: una stretta allo stomaco, il cuore che batte forte, un peso sul petto o una tensione continua che non passa.

Spesso gli esami medici non mostrano nulla di anomalo — eppure qualcosa dentro di noi continua a farsi sentire.


In quei momenti il corpo sta comunicando, a modo suo.

Non è contro di noi: sta esprimendo un messaggio che la mente, per ora, non riesce a dire.



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Quando le parole non bastano


C’è chi arriva in terapia dicendo: “Non so spiegare cosa mi succede, ma lo sento nel corpo.”

Il corpo non è un traditore, ma un messaggero.

Tradisce solo il tentativo — spesso disperato — di dare forma a un’emozione che non trova parole.


Riconoscere questo linguaggio è l’inizio di un cambiamento profondo: perché significa smettere di combattere i sintomi e cominciare ad ascoltarli.



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Il corpo in adolescenza: il palcoscenico dell’identità


Durante l’adolescenza il corpo cambia velocemente e diventa la scena principale della crescita.

Tagli, sintomi, rigidità, disturbi alimentari o insonnia non sono semplici “problemi del corpo”: sono messaggi, spesso dolorosi, su chi si è e su quanto è difficile diventarlo.


Quando la mente non sa ancora come esprimersi, il corpo prende la parola.

Ecco perché il lavoro terapeutico con adolescenti passa quasi sempre da lì: dal corpo che sente troppo, o che smette di sentire del tutto.



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Il corpo come bussola


Il corpo non solo parla: guida.

Ci mostra dove siamo tesi, dove tratteniamo, dove cediamo.

In terapia, fermarsi a osservare questi movimenti permette di capire cosa stiamo cercando di dire — o da cosa ci stiamo difendendo.


Il corpo ha memoria e saggezza: conserva le ferite, ma anche le risorse.

Imparare a leggerlo significa ritrovare una direzione.



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Quando la mente ascolta il corpo


La terapia è anche questo: un luogo dove mente e corpo imparano a dialogare.

A volte il cambiamento inizia proprio dal dare un nome alle sensazioni.

Quando dici “mi si chiude lo stomaco ogni volta che devo parlare di me”, qualcosa si apre: non solo la consapevolezza, ma anche il respiro.


Con il tempo, il corpo smette di urlare e inizia a sussurrare.

Diventa un alleato, non più un ostacolo.

Il corpo non mente: a volte è solo la prima parte di te che trova il coraggio di parlare.



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Un corpo che si sente, una mente che ascolta


Il benessere non nasce dal “controllare” il corpo, ma dal riconnettersi con ciò che prova.

In terapia non si impara a zittire i sintomi, ma a comprenderli: perché spesso quello che fa male è proprio ciò che vuole essere capito.

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